Linfodrenaggio: storia e indicazioni terapeutiche

Il linfodrenaggio è una tecnica manuale, che viene effettuata da chi si occupa di massaggio terapeutico e, richiede una formazione specifica da parte dell’operatore.

 

Il dott. Emil Vodder, kinesiterapista danese è stato il primo ideatore di tale tecnica; le varie zone del corpo vengono massaggiate in modo superficiale e delicato lungo le vie di deflusso linfatico della cute.

Il riscontro positivo di molti pazienti con varie patologie, trattati condusse, a poco a poco, alla codificazione di una precisa tecnica, che venne presentata al pubblico, per la prima volta, nel 1936, riscuotendo notevole successo.

Naturalmente ci vollero anni per una diffusione importante anche in Francia e in Austria dove fu aperta negli anni ’70 una vera e propria scuola.

La tecnica ormai ha dimostrazioni e convalide scientifiche e viene prescritta dai medici in molte situazioni a scopo curativo e preventivo.

Il LDM (LinfoDrenaggioManuale) è ben diverso dal massaggio classico che si è abituati ad eseguire; si può definire “Spostamento della pelle sui piani sottostanti”.

Effettuando un massaggio classico, la pelle si arrossa, la profondità delle manovre può provocare fastidio, se non, addirittura, dolore.

Al contrario, il LDM provoca un impallidimento della cute, è dolce, lento, ritmico, gradevole. Il paziente si rilassa, molti si addormentano. In situazioni fisiologiche, l’entità della pressione non supera i 30 / 40 mmHg. Va chiarito che, in caso di linfedema duro, fibrotico se non addirittura elefantiasico, un tocco troppo leggero risulterebbe assolutamente inadeguato.

La mano dell’operatore deve perciò essere una mano che non impone, ma che ascolta, percepisce e si adatta. Il LDM contribuisce a mantenere il nostro tessuto connettivo (cioè l’ ambiente in cui avvengono gli scambi metabolici che costituiscono il microcircolo), sano e pulito, con un buon effetto drenante.

I prodotti del catabolismo cellulare, grazie a questa tecnica, raggiungono più velocemente le strutture linfatiche deputate al loro riassorbimento.

Solitamente, i pazienti riferiscono di sentirsi più leggeri e di urinare di più; gli arti appaiono più snelli e si percepisce un benessere generale.

 

LE INDICAZIONI PER IL LINFODRENAGGIO sono molteplici:

linfedemi primari

linfedemi secondari:

  • a patologie: affezioni reumatologiche – malattie sistemiche del tessuto connettivoi locali del SN centrale e periferico (emicrania e cefalea, nevralgie, …) – infiammazioni croniche locali delle vie respiratorie (raffreddore cronico, bronchite asmatica e cronica, sinusite cronica, otite cronica e catarro tubarico, tonsillite cronica) – stipsi- colite ulcerosa (forme croniche ) – sindrome premestruale ed edema ciclico idiopatico
  • edemi venosi (ulcere arti inferiori per insufficienza vascolare e/o diabete)
  • edemi postraumatici (ematomi; distorsioni; lussazioni; lesioni tendinee, legamentose, meniscali; borsiti, sindrome del tunnel carpale, strappi muscolari, postumi di fratture, distrofia di Sudeck);
  • postoperatori (nall’ambito oncologico in particolare nel grosso braccio da intervento sulla mammella, nell’ambito ortopedico, odontostomatologico, estetico( trapianto di cute – cicatrici – post trattamenti di estetica al viso e al corpo…)
  • in estetica: panniculopatia edemato-fibrosclerotica (cellulite); in associazione a diete dimagranti per il mantenimento dell’elasticità cutanea, per trattare cicatrici anche dolorose.

In alcuni casi, il LDM e/o la TDC (Terapia di Decongestione Complessa) rappresentano ancora oggi il trattamento elettivo, in altri possono essere utilizzati per affiancare ed ottimizzare i risultati ottenuti con altre terapie (fisiche, farmacologiche o riabilitative).

Ci sono poche controindicazioni che il professionista tiene in considerazione al momento dell’approccio con il paziente.

 

LA SINDROME DEL GROSSO BRACCIO

I tumori del seno, frequenti nel sesso femminile, vengono trattati chirurgicamente attraverso l’asportazione parziale o totale del medesimo con i relativi linfonodi ascellari e regionali.

L’eradicazione delle stazioni linfonodali determina un blocco meccanico della linfa a livello dell’arto superiore, che può dare origine a distanza di breve o lungo termine ad una sindrome detta “del grosso grosso”. Il braccio colpito appare più grande del normale a causa di un ristagno di liquidi linfatici (linfedema).

Il linfedema quindi è dato dall’incapacità del sistema linfatico a drenare la linfa verso il sistema venoso.

Molto importanti, in tale situazione, sono la diagnosi e il relativo intervento terapeutico e riabilitativo.

Il braccio risulta gonfio, arrossato, dolente, e nelle situazioni più avanzate anche duro; sottovalutare questo momento può far andare incontro a peggioramenti e complicanze.

Il trattamento di tipo riabilitativo prevede il linfodrenaggio manuale seguito da esercizi di movimento mirati (chinesi), eventualmente bendaggi più o meno medicati e bracciale elasto compressivi.

 

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  9 Febbraio 2016

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