Fratture dell'anca: la riabilitazione deve continuare anche quando il paziente torna a casa

Durante la terza età le fratture dell’anca sono molto frequenti e possono diventare un problema difficile da risolvere completamente. Se, però, la riabilitazione viene proseguita anche al di fuori delle strutture ospedaliere, la possibilità di recupero funzionale è decisamente più elevata.

 

Lo afferma uno studio pubblicato da JAMA da un gruppo di ricercatori dell’Università di Boston che ha coinvolto oltre 200 pazienti che avevano completato il tradizionale programma di riabilitazione dopo una frattura d’anca.

Circa la metà di questi pazienti sono stati assegnati ad un ulteriore programma di riabilitazione domiciliare in cui un fisioterapista ha insegnato degli esercizi che, in seguito, i pazienti avrebbero continuato da soli, nei 6 mesi successivi.

Al termine del semestre sono state valutate le capacità fisiche dei pazienti, riscontrando miglioramenti nei pazienti che avevano seguito il programma di riabilitazione domiciliare, anche a carico dell’equilibrio.

I ricercatori hanno sottolineato come, 2 anni dopo una frattura dell’anca, molti pazienti non sono più in grado di portare a termine da soli compiti funzionali di base che riuscivano a svolgere prima della frattura e che l’approccio tradizionale alla riabilitazione delle fratture dell’anca lascia molti pazienti con limitazioni funzionali.

Il nuovo approccio, suggerito dallo studio, potrebbe perciò essere proposto ai pazienti dopo la conclusione del percorso riabilitativo ospedaliero.

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  28 Novembre 2016

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