La psicanalisi lascia “tracce” nel cervello

Il problema dei disturbi psichici è sempre stato quello di non riuscire a dimostrare con qualche prova di tipo fisico una diagnosi di ansia, panico, depressione.

Ancor più misteriosi, almeno in apparenza, i riscontri delle terapie psicologiche. Per alcuni addirittura una questione di fede: chi ci crede e chi non nutre alcuna fiducia.

Ora qualcosa sembra cambiare.

Una ricerca del Massachusetts General Hospital proverebbe che la psicanalisi lascia un’impronta biologica nel cervello.

Una zona precisa dell’encefalo “fotografata” con la PET, appare diversa prima e dopo la cura di psicologia dinamica.

Dalla ricerca sarebbe emerso una altro dato molto concreto: dal controllo delle attività neuronali si può predire quale paziente trarrà vantaggio dalla psicoterapia e chi no.

Solo per alcune forme di psicoterapia si è verificata l’efficacia con studi di controllo: ipnositerapia e tecniche di rilassamento, psicoterapia cognitivo-comportamentale e ora anche la psicoterapia ad impostazione psicodinamica (o psicanalisi).

Oggi questo tipo di terapia è molto cambiata rispetto alla “freudiana classica” di alcuni anni fa. Le terapie durano meno e si punta al raggiungimento di una capacità di adattamento, accanto all’indagine sul passato vi è un lavoro di supporto del presente.

Un altro tipo di studio, a confermare quanto detto in precedenza, ha dimostrato come 20 persone affette da Disturbo Bipolare, oltre al beneficio psichico ottenuto dalla psicoterapia, hanno visto una normalizzazione del picco mattutino del cortisolo, che in questi pazienti è molto più alto appena svegli e comunque resta alterato per tutto il giorno.

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  8 Marzo 2016

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