Parkinson: i soggetti colpiti hanno un rischio di cadute superiore alla media

La malattia di Parkinson, quando si manifesta chiaramente con i propri sintomi, è già presente nel soggetto da anni. Molte Equipe di studiosi sono alla ricerca di un segnale, un sintomo che segnali questa presenza quando ancora non è evidente, permettendo così un intervento più precoce e indirizzando la ricerca verso nuovi farmaci.

 

In Svezia un gruppo di studio dell’Università di Umea ha seguito le tracce di eventuali cadute rovinose, che sono frequenti nei malati di Parkinson, e che spesso portano alla frattura dell’anca.

Indagando su 25000 malati manifesti e ripercorrendo la loro storia clinica a ritroso, hanno riscontrato un rischio di cadute che hanno richiesto di correre al PS, più alto del 19% rispetto ad un gruppo di controllo.

Le cadute si erano verificate anche 10 anni prima della diagnosi di Parkinson.

Attualmente la diagnosi di malattia di Parkinson è prevalentemente clinica, ma si stanno conducendo studi per rilevare la presenza di una proteina anomala, la alfa sinucleina fosforilata, nelle ghiandole salivari e nei villi intestinali.

Se gli studi si riveleranno positivi, la diagnosi della malattia potrebbe diventare più semplice e le terapie potrebbero essere maggiormente mirate.

Se le cadute fossero confermate come segnale predittivo della malattia, avremmo un altro indice clinico in grado di insospettirci e permettere una diagnosi precoce.

Le cadute rimangono un problema nel corso della malattia.

Spesso i soggetti non sono in grado di riferire una causa precisa che abbia avuto come conseguenza la caduta.

Gli studi più recenti indicano la pratica quotidiana del tapis roulant, come uno dei mezzi più efficaci per prevenire le cadute.

Anche la camminata nordica e il ballo si sono dimostrati utili, oltreché divertenti in senso ricreativo.

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  21 Ottobre 2016

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