piede diabetico

Sono in molti a pensare che il Diabete sia una patologia che provoca solo un aumento dei livelli di glucosio nel sangue. In realtà il Diabete è in grado di causare complicanze, sia acute che croniche, a carico di diversi organi e apparati.


Complicanze croniche del diabete

Le complicanze croniche si manifestano più frequentemente nel Diabete di tipo 2 (rispetto al tipo 1) e iniziano a presentarsi a distanza di 10-15 anni dalla comparsa della malattia.

Gli organi più colpiti sono:

  • occhio (retinopatia diabetica)
  • reni (nefropatia diabetica)
  • apparato cardiovascolare
  • sistema nervoso (neuropatia diabetica)

Neuropatia diabetica: un approfondimento

La neuropatia colpisce circa il 30% dei diabetici e spesso inizia con una sensazione di intorpidimento e formicolio localizzati ai piedi e alle gambe, accompagnata da dolori crampiformi al polpaccio, prevalentemente notturni (in alcuni casi il sonno tende a risentirne).

Gradualmente la sensibilità diminuisce e possono comparire lesioni sulla pianta del piede.

Il disturbo può degenerare nel piede diabetico che è dovuto ad una concomitanza di problemi vascolari e nervosi che provocano gravi alterazioni della circolazione e deformazioni ossee.

Le alterazioni anatomiche causano anomalie dell’appoggio plantare determinando la comparsa di zone di eccessivo carico che, in un secondo momento, possono ulcerarsi. Il paziente cammina ma, avendo perso la sensibilità a causa della neuropatia, non si accorge delle lesioni che si formano sulla pelle e, talvolta, arriva all’osservazione con ulcere estese ed infette.

Nella cosiddetta forma neuro-ischemica di piede diabetico, il danno arterioso prevale e provoca una riduzione dell’afflusso di sangue al piede, con possibili complicanze gravi, come la necrosi e la gangrena. Non dimentichiamo che il 50% di tutte le amputazioni alte (sopra la caviglia) avviene a causa di complicanze del piede diabetico.


Che ruolo ha il Podologo nella cura del piede diabetico?

Anzitutto di tipo preventivo, come raccomandano le linee guida internazionali: la cura del piede è fondamentale per la prevenzione delle gravi complicanze del piede diabetico.

Vediamo nel dettaglio quale tipo d’intervento è il più appropriato in questi casi

  1. Prima di tutto il Podologo effettuerà un’attenta visita del piede, valutandone la biomeccanica e le eventuali deformità (teste metatarsali prominenti, dita ad artiglio). I fattori biomeccanici hanno un ruolo determinante nella formazione delle ulcere del piede. Le deformità del piede sono causate dalla neuropatia motoria e sensitiva e sono responsabili della presenza di carichi maggiori in alcune aree del piede durante il cammino. Le conseguenze saranno: danni dei tessuti, formazione di lesioni pre-ulcerose e, per mancanza di sensibilità dovuta alla neuropatia, ulcere.
  2. Valutazione in stazione eretta per individuare i segnali di carico anomalo (arrossamenti, calli, ulcerazioni)
  3. Valutazione baropodometrica per studiare, in modo approfondito, l’appoggio del piede sia in stazione eretta che durante il cammino. Questo esame serve anche per poter progettare ortesi plantari che correggano le alterazioni biomeccaniche, stimolino un corretto drenaggio linfatico, e aiutino a ritrovare un corretto assetto posturale. Le ortesi possono essere anche digitali. Si tratta di presidi medici che servono a scaricare, compensare, riequilibrare o correggere alterazioni strutturali delle dita.
  4. Medicazione delle lesioni eventualmente presenti: rimozione delle callosità; protezione delle vescicole ed eventuale evacuazione delle stesse; trattamento di unghie ispessite e incarnite; terapia delle infezioni fungine.
  5. Taglio delle unghie. Andrebbe sempre effettuato dal Podologo per evitare lesioni (che il diabetico si provoca facilmente a causa della mancanza di sensibilità) facilmente infettabili (il diabetico ha anche una maggiore suscettibilità alle infezioni).

Il discorso sui plantari merita un approfondimento particolare. Le Ortesi plantari hanno una funzione di scarico dei punti di maggior pressione e di diminuzione dei tempi di appoggio. Devono quindi assicurare zone morbide di appoggio e riequilibrare l’assetto podalico. Poiché ogni piede è completamente diverso da un altro, è importante che il plantare sia studiato su quel piede in ogni minimo particolare. Spesso va modificato più volte fino a trovare la situazione migliore di comfort mantenendone la finalità correttiva. Proprio per questo motivo, i plantari migliori sono quelli confezionati interamente a mano. Un po’ più costosi, ma più durevoli e modificabili ogni qualvolta sia necessario.

Come ultima considerazione è bene ricordare che la sindrome del piede diabetico viene considerata anche un marcatore significativo di malattia cardiovascolare.

Quindi, chi ne soffre, va indagato sempre anche a livello vascolare cardiaco e cerebrale. Per questo è importante rivolgersi a centri polispecialistici, dove viene effettuato un lavoro di equipe (podologo, diabetologo, chirurgo, ortopedico, dermatologo) che, oggi, salva il piede del paziente nel 90-95% dei casi.


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  Categoria: News
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  8 Luglio 2020

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